Occorre tenere presente che la causa d’innesco degli incendi non è quasi mai naturale, ma risulta spesso connessa all’intervento colposo, e talvolta doloso, dell’uomo. In questo contesto, è pressoché impossibile prevedere tempi e luoghi d’innesco soprattutto in territori, come quello di San Vito dei Normanni, dove vi è la presenza diffusa di coltivi, coltivi abbandonati e incolti, a stretto contatto con insediamenti civili i quali risultano soggetti al rischio di incendi connessi a pratiche imprudenti, quali, ad esempio, la bruciatura di sterpaglie in giornate ventose. Alla luce di quanto osservato, l’unica possibilità di previsione del rischio di incendio di interfaccia consiste nell’individuazione delle aree caratterizzate da condizioni più favorevoli all’innesco e alla propagazione del fuoco. Tali aree sono, tipicamente, quelle che evidenziano un maggiore carico combustibile, ovvero le aree boscate, ove sono stati registrati precursori di evento.
Pertanto, ai fini dell’analisi del rischio incendi di interfaccia, sono state prioritariamente individuate le porzioni boscate di territorio che potenzialmente possono essere interessate da eventi avversi. L’analisi effettuata per la redazione della Carta del Rischio è stata condotta con lo scopo di mettere in evidenza tutte quelle situazioni cosiddette “al limite” con effettivo pericolo potenziale, anche se relative ad aree boscate di modeste dimensioni.
Seguendo questo principio guida sono state considerate le aree boscate che insistono sul Comune, individuate dal PUTT della Regione Puglia e segnalate anche nel Sistema Informativo Territoriale della Provincia di Brindisi come “Aree Naturali”, ovvero le seguenti:
- Località “Bosco Deserto”.
- Località “Bosco Signora Teresa”.
- Località “Bosco Iacucci”.
In tali aree siamo in presenza di un’interfaccia classificata dal Manuale come “interfaccia classica”.
Inoltre, sono state considerate le aree verdi attrezzate interne all’abitato di San Vito dei Normanni, ove si configura la presenza di un’interfaccia classificata dal Manuale come “interfaccia occlusa”. Infatti, tali aree sono caratterizzate da vegetazione combustibile limitata e circondata da strutture prevalentemente urbane. Con riferimento a tali aree verdi attrezzate si segnala che le 2 aree verdi più a nord sono prossime ad una casa di riposo (Villa Serena) mentre l’area verde più centrale è prossima ad un edificio scolastico.
Il Manuale definisce interfaccia in senso stretto una fascia di contiguità tra le strutture antropiche esposte al contatto con possibili fronti di fuoco e la vegetazione ad essa adiacente. La larghezza della fascia di contiguità tra le strutture antropiche e la vegetazione adiacente è valutabile tra i 25–50 metri ed è comunque variabile in funzione delle caratteristiche fisiche del territorio, della configurazione degli insediamenti e della loro tipologia.
In primo luogo, sulla base della Carta Tecnica Regionale e delle ortofoto, sono state individuate le aree antropizzate (urbane e discontinue) considerate interne al perimetro dell‘interfaccia.
Per la perimetrazione di queste aree sono stati aggregati gli esposti raggruppando tutte le strutture la cui distanza relativa non è superiore a 50 m.
Infine, intorno a tali aree perimetrate è stata tracciata una fascia di contorno, denominata fascia perimetrale, di larghezza pari a circa 200 m. Tale fascia è stata utilizzata per la valutazione sia della pericolosità che delle fasi di allerta così come descritto nelle procedure di allertamento.